Teatro Trianon Viviani

“La Serva padrona”

La Serva padrona

in occasione della Festa della Musica

21 giugno 2024 alle ore 20.30
Teatro Trianon Viviani

Intrattenimento a casa Di Giacomo con

La Serva padrona

intermezzo buffo in due parti
libretto Gennaro Antonio Federico
musica Giovanni Battista Pergolesi

prima rappresentazione, Napoli, teatro San Bartolomeo. 5 settembre 1733

Serpina Giovanna Caterina Di Luca, soprano
Uberto Francesco Auriemma, basso
Vespone Maurizio Murano, attore e baritono

costumi Marianna Carbone
luci Gianluca Sacco
audio Daniele Chessa

drammaturgia e regia Mariano Bauduin

Orchestra da Kamera
con la partecipazione di maestri e allievi dell’Orchestra Sanitansamble e della Piccola Orchestra di Forcella
violini I Gioacchino Morrone (spalla), Giorgio Scognamiglio, Agostino Oliviero
violini II Gabriele Bernardo, Belardino Cerabona, Luca De Angelis
viole Luca Capoluongo, Giuseppe Grimaldi
violoncello Chiara Mallozzi
contrabbassi Carmine Sanarico, Luigi Matera
mandolino Agostino Oliviero
fagotto Alfonso Valletta

coro Piccoli Cantori di Forcella
diretto da Vincenza D’Ambrosio

maestro sostituto e al cembalo Giuseppe Galiano
direzione esecutiva Maurizio Baratta
direzione didattica Gabriele Bernardo

maestro concertatore e direttore d’orchestra Paolo Acunzo

produzione Trianon Viviani in occasione della Festa della Musica 2024

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Peppe Varriale nel notiziario “Marte news” di radio Marte

video


presentazione

Scritta come intermezzo in due parti tra gli atti del dramma per musica Il prigionier superbo dello stesso Pergolesi, La Serva padrona fu rappresentata per la prima volta, nel 1733, al teatro San Bartolomeo di Napoli in occasione del compleanno dell’imperatrice Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel, consorte di Carlo VI d’Asburgo e madre di Maria Teresa d’Austria.

Il libretto era opera di Gennaro Antonio Federico, accorto autore di numerosi testi per musica, tra cui, sempre per Pergolesi, Il Flaminio e Lo frate ’nnamorato.

Questo intermezzo buffo creava un nuovo modello di comicità, particolarmente vivo fino a Rossini, con la figura della protagonista Serpina che può essere ritenuta tra gli antesignane del ruolo della servetta brillante, o soubrette, che sarà tipica anche nell’operetta.

La Serva si imponeva in Europa e, verso la metà del secolo dei Lumi, era all’origine della “querelle des bouffons”, la contesa estetica che contrapponeva Rousseau e gli Encyclopedistes – partigiani dell’opera italiana, ritenuta più gradevole, spontanea e naturale – agli intellettuali propugnatori della paludata opéra lyrique.

La trama è la storia della serva Serpina che diventa la padrona della casa. Il suo padrone Uberto si sveglia arrabbiato perché lei è in ritardo nel servire la tazza di cioccolato mattutina. Dopo un vivace battibecco, Uberto decide, quindi, di sposarsi per far ingelosire Serpina, ma lei ribatte intimandogli di rimanere a casa. Successivamente Serpina rivela a Uberto che ha trovato un marito, un soldato chiamato Capitan Tempesta. Uberto è colpito dalla notizia, ma cerca di nascondere i suoi sentimenti. Quando Serpina chiede a Uberto di incontrare il suo futuro sposo, lui accetta a malincuore. Il Capitano è in realtà l’altro servo Vespone, travestitosi per complicità con Serpina. Alla richiesta di una dote di quattromila scudi, Uberto capitola e accetta di sposare Serpina. Vespone si smaschera e Uberto, felice del lieto fine, lo perdona, mentre Serpina sentenzia «E di serva divenni io già padrona».

Bauduin costruisce uno spettacolo in stile liberty, recuperando le atmosfere di inizî Novecento: «È l’epoca in cui il belcanto era tanto diffuso da soverchiare i canonici spazi dei grandi teatri, giungendo anche nelle case, nei salotti – illustra il regista –: così che, per il teatro della Canzone napoletana, ho immaginato l’ambientazione nel salotto illustre del poeta Salvatore Di Giacomo, ex direttore della biblioteca del conservatorio di San Pietro a Majella, ma, ancor più, “figlio del Settecento”, così come volle definirlo Benedetto Croce».

Inoltre Bauduin, di intesa con il direttore Acunzo, inserisce due arie: “Chi disse ca la femmena” e il duetto finale Per te ho io nel core, rispettivamente tratte dalle opere buffe Lo frate ‘nnamorato e Il Flaminio.

Questa nuova produzione del Trianon Viviani vede in scena il soprano Giovanna Caterina Di Luca e il basso Francesco Auriemma, rispettivamente nei panni della serva Serpina e del padrone Uberto. L’attore e baritono Maurizio Murano è il servo Vespone, tradizionalmente interpretato da un mimo, che canta l’aria “Chi disse ca la femmena”.

 

In occasione della messa in scena pergolesiana, il teatro della Canzone napoletana espone anche un presepio: una scena della Natività in scarabattola nello stile settecentesco napoletano, curata dai fratelli Capuano, promossa dall’Associazione delle Botteghe di San Gregorio Armeno, presieduta da Vincenzo Capuano.

La tradizione partenopea dell’arte presepiale ha avuto un particolare impulso al tempo di Carlo di Borbone, caratterizzata da un modello originale in cui la semplice rappresentazione religiosa si apre alla messa in scena barocca della vita quotidiana, in cui i personaggi hanno caratteri realistici come quelli della contemporanea opera buffa.

I fratelli Capuano, eredi di una lunga tradizione artigianale, operano in una delle botteghe storiche di via San Gregorio Armeno, centro della produzione presepiale napoletana.

L’opera sarà in mostra fino a sabato 29 giugno, a ingresso libero, dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 13:30 e dalle 16 alle 19.

date

Venerdì 21 Giugno 2024
20.30

galleria fotografica